- Condivisione sui social
- Natura della gratificazione
- Like e riconoscimento
- Affermazione del proprio essere
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Pubblicare foto e le proprie opinioni nei social networks equivale spesso a condividerle con chiunque. E produce gratificazione a chi lo fa.
C’è chi è appagato al solo atto di condividere qualcosa con un pubblico immaginato. E chi invece si gratifica con le risposte e le reazioni al proprio contributo.
Ogni like genera una reazione mentale di natura chimica: diventa dipendenza per questo?
La chimica mentale
La chimica dipende dall’attivazione nel cervello di una rete di neuroni in comunicazione grazie al neurotrasmettitore dopamina. Tale sostanza è coinvolta nel movimento e nella memoria, nell’attenzione e nella regolazione di funzioni legate alla motivazione.
In un sistema neurale, in particolare, regola i processi di gratificazione e piacere associati a stimoli desiderabili, legati a comportamenti e assunzione di sostanze.
La dopamina è coinvolta nel controllo di funzioni fondamentali per il comportamento emozionale, come per esempio l’avvicinamento a un obiettivo.
Like e significato
Come può sembrare ovvio, non è il like di per sé ad essere codificato dal cervello come uno stimolo gratificante. Bensì il suo significato, il senso e le implicazioni che il like può riversare nella vita di chi lo riceve.
È chi lo riceve che gli attribuisce un significato. In base a quello i circuiti del sistema cerebrale coinvolto, eventualmente, rispondono con un aumento del tono del neurotrasmettitore. Questo produce la sensazione di piacere e costituisce l’effetto di rinforzo, infatti motiva la ripetizione del comportamento.
Diventa dipendenza, possibilmente, se non hai altri modi per gratificarti.
Questo significato è anche indotto dal contesto culturale e del social network, infatti il like è altamente significativo in tale contesto, essendo una fra le azioni possibili di riscontro, insieme al commento e al messaggio.
Il desiderio di esporsi e di mostrare il proprio io emergente, vale a dire quella parte riflessa dagli altri, dal loro sguardo e dalle loro risposte è la ricerca di un riconoscimento.
Così, attraverso una foto scattata a un paesaggio, a una pietanza prelibata, a una tavolata di amici o a una posa lasciva, si afferma il proprio essere.
Dall’esposizione al pensiero condiviso
L’attività di pensare che, secondo Cartesio, accertava il proprio essere –Cogito ergo sum (penso quindi sono)- è stata sostituita dall’esposizione in rete? si chiede un filosofo contemporaneo mentre afferma il proprio essere attraverso l’esposizione arguta della propria opinione su un social network.
Veniamo alla domanda: l’esposizione sostituisce l’attività di pensiero? Risponderei di no, anzi direi che la stimola. Si tratta di un sistema attuale d’interazione.
Io non so chi sei o dove, eppure quando apro la ‘rete’ sul mio smartphone leggo un tuo scritto e mi viene voglia di risponderti, di attivare il mio pensiero e la mia capacità espositiva, di recuperare le memorie cristallizzate e contribuire a un’attività di pensiero condiviso, in questo salotto virtuale, rendendo il social network un luogo anche interessante (per me).